Museo Civico "Carlo Verri" Biassono
“24 maggio 1915“ L’Italia entra in guerra
Documenti e reperti della Grande Guerra
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Una bella immagine tratta dalla Domenica del Coriere
IL PERCORSO DELL’ITALIA VERSO L’ENTRATA IN GUERRA
Il 28 Luglio 1914 l’Austria-Ungheria, basandosi sull’insoddisfacente risposta del Governo serbo al suo Ultimatum, successivo all’attentato di Serajevo, dichiara guerra alla Serbia stessa ed inizia a invaderne i territori. Nei giorni successivi la Germania invade il neutrale Belgio. Dall’altra parte si forma una coalizione tra la Russia zarista, la Francia e la Gran Bretagna.
Il Regno d’Italia a sua volta dichiara la propria neutralità, pur facendo essa parte della Triplice Alleanza con la Germania e l’Austria-Ungheria fin dal 1883: lo sviluppo industriale e finanziario dell’Italia della fine dell’800 era dipeso anche dall’apporto di investimenti provenienti dalla Prussia prima e dalla Germania poi, e l’alleanza militare ne era stata una logica conseguenza, rafforzata dal benevolo atteggiamento austro-tedesco nei confronti delle prime avventure coloniali italiane (dall’occupazione dell’Eritrea nel 1885 a quella della Libia nel 1911). Tuttavia la Triplice Alleanza ha carattere difensivo e non prevede l’automatica entrata in guerra a fianco degli alleati; inoltre il fatto che l’Austria non ha consultato l’alleato italiano prima dell’Ultimatum alla Serbia concede una valida giustificazione alla posizione interlocutoria dell’Italia.
Nella popolazione italiana è ancora vivo il ricordo della lunga occupazione austriaca e vi è chi, come Cesare Battisti, vede l’imminente conflitto come la battaglia finale, la Quarta guerra d’Indipendenza contro gli antichi dominatori, che occupavano ancora alcune terre “italiche”, tra cui Trieste, il Trentino, l’Istria e la Dalmazia.
Fino alla primavera del 1915 la guerra prosegue con vicende alterne, bloccata sul Fronte Occidentale nelle fangose e tragiche trincee della Somme e dell’Aisne; più dinamico, almeno inizialmente, lo scontro terrestre russo-tedesco; infine maggiormente favorevole agli anglo-francesi è la guerra sul mare.
In Italia il dibattito tra interventisti ed anti-interventisti si scalda velocemente. I Socialisti, nel quadro della loro tradizione internazionalista, per la quale il nemico di classe è il Capitalismo senza frontiere, ritengono che ai lavoratori non possa derivare alcun beneficio nel combattere e morire per uno Stato borghese ed appoggiano, quindi, la posizione neutralista del Governo. Sul fronte interventista i più attivi sono i Nazionalisti con Gabriele D’Annunzio ed i Futuristi, letterati ed artisti guidati da Filippo Tommaso Marinetti che, nell’esaltazione del progresso tecnologico ed industriale, vedono la guerra come sbocco naturale delle energie vitali della nazione e come “sola igiene del mondo”.
Vi è anche un interventismo di sinistra, guidato da Filippo Corridoni (sindacalista rivoluzionario che spera che la guerra porti al crollo dei regimi borghesi) e Benito Mussolini, pubblicamente processato ed espulso per questo motivo dal Partito Socialista e dalla direzione del quotidiano di partito l'Avanti!.
La posizione neutralista è invece appoggiata dai Cattolici e dai liberali di Giolitti, che ritiene il Paese impreparato alla guerra ed incapace di gestire l’elevato numero di morti e di danni che una guerra comporta.
Nell’autunno del 1914 a Parigi si crea la Legione Garibaldina, forte di 2.000 italiani al seguito di sei nipoti di Giuseppe Garibaldi. La Legione raggruppa la gioventù repubblicana, mazziniani e sindacalisti e diverse centinaia di volontari, che nel Dicembre partecipano alle operazioni militari nelle Argonne, inquadrati nella Legione Straniera francese. Si combatte vittoriosamente il 26 dicembre a Belle Etoile, dove muore un fratello di Peppino, Bruno, nonchè il 5 gennaio 1915 a Four-de-Paris, dove la Legione subisce gravi perdite, tra cui un altro fratello di Peppino, Costante. In totale la Legione Garibaldina conta in quelle settimane 300 morti e l’eco delle sue imprese sulla stampa italiana è enorme.
Nel corso dei primi mesi del 1915 il fronte interventista assume una posizione preminente nel Paese: i vertici del Governo si convincono che l'intervento militare può riportare l'Italia ad uno spirito patriottico, rafforzando l'unità nazionale ed allentando altresì le tensioni sociali che erano sfociate in Giugno nella “settimana rossa” nelle Marche ed in Romagna; si afferma in tal modo la possibilità di schierarsi con l'Intesa.
Si arriva, così, al 26 Aprile del 1915, quando il Governo Italiano conclude a Londra un accordo segreto nel quale, a fronte della promessa di future concessioni territoriali a spese dell’Austria e perfino della Turchia, accetta di entrare in guerra a fianco di Gran Bretagna e Francia.
Il 4 maggio arriva la denuncia ufficiale della Triplice Intesa con gli austro-tedeschi. L'opposizione chiede le dimissioni del governo Salandra, ma viene sconfessata da Casa Savoia, che riaffida l'incarico di governo allo stesso Salandra, approvando così il Patto di Londra e l'intervento militare.
La guerra è già decisa nei fatti, e viene formalmente dichiarata il 24 maggio dal Governo. Alcuni giorni dopo il Re Vittorio Emanuele III si reca in Veneto per sovraintendere alle operazioni militari


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