Museo Civico "Carlo Verri" Biassono
Il Vino
(a San Martino ogni uva è vino)
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CARLO VERRI

Carlo VerriCARLO, la teoria di viti e vino

La passione per l’agricoltura nacque a Carlo proprio a Biassono dove aveva ereditato una porzione della villa e dei terreni annessi. Dopo il 1787, infatti, si vide assegnati, in seguito alla divisione dell’eredità paterna, i possedimenti di Biassono dove scoprì una nuova passione: l’agricoltura. Iniziò leggendo i testi di famosi agronomi dell’epoca, poi iniziò a provare di persona. I suoi esperimenti lo portarono a concludere che viti e gelsi, tradizionalmente ritenuti inadatti ai terreni di Biassono, attecchivano benissimo, purché opportunamente curati.

Consigli, piccole scoperte e curiosità finirono in numerosi volumi editi dalla Tipografia Silvestri, che potremmo definire la tipografia di famiglia, visto che presso lo stesso editore vennero stampati anche gli scritti degli altri fratelli.

In particolare dobbiamo ricordare due opere che riguardano la vite ed il vino: Saggio di agricoltura pratica sulla coltivazione delle viti uscito nel 1803 e Del vino discorsi quattro uscito postumo vent’anni più tardi nel 1823.


DEL VINO DISCORSI QUATTRO

CopertinaIl volume dedicato al vino viene diviso, come era solito fare il Verri per tutte le sue opere a sfondo scientifico, in "discorsi" (che oggi chiameremmo capitoli) ordinati seguendo le fasi di lavorazione. Si comincia pertanto con la piantagione della vigna per arrivare alla vendemmia, alla fermentazione e, da ultimo alla conservazione.

Oltre a norme teoriche troviamo anche notizie sulla viticoltura in Lombardia ed in Brianza nel 1800. Sui vini dell’allora Regno Lombardo l’autore menziona quelli che presentano le migliori caratteristiche qualitative. Sono citate le località più rinomate per il vino: Varese, Monte Vecchia, Monte Orobbio, Rocca d’Angera, San Colombano, Magenta, Pessano e Busto Piccolo (l’attuale Busto Garolfo). Più avanti il Verri nomina anche le località comasche di Pallanza e Belgirate, oltre alla Franca Contea (l’attuale Franciacorta).

Il Verri difende la qualità dei vini lombardi tacciando i suoi conterranei di ignoranza in fatto di scelta. Sostiene infatti che è più facile trovare vino di buona qualità presso "agenti e fattori" più che sulle tavole degli "agiati cittadini" e che la minore bontà deve essere imputata alla negligenza nella conservazione del prodotto finito più che ai metodi di produzione.

Infatti i milanesi erano soliti rifornire le proprie cantine con vini dell’oltre Po, famosi anche a quell’epoca per la loro bontà. Altri vini citati per bontà e fama sono oltre a quelli francesi e toscani anche quelli del modenese. Sui vini prodotti lontano dai confini lombardi il Verri aveva da obiettare non tanto sulla qualità, quanto sui metodi di trasporto. Aveva infatti avuto modo di osservare come il vino venisse travasato nei barconi che lo trasportavano fino a Milano. Il vino veniva fatto scorrere dalle botti poste nei carri a quelle sulle barche tramite gocciolatoi simili alle nostre grondaie. Questo il commento di Carlo: "... un così barbaro metodo basta da sé solo a dimostrare quanta sia la trascuratezza; né credo possa farsi di peggio tramutando da una ad altra botte il vino".


SAGGIO SULLA COLTIVAZIONE DELLE VITI

CopertinaPer ottenere una migliore qualità il Verri propone di iniziare da una corretta coltivazione della vite tanto da dedicare all’argomento un’opera a parte: "Saggio sulla coltivazione delle viti". La vite, infatti, deve essere "educata" come un bambino che va inizialmente ben nutrito. Poi la vite deve essere "costrutta con parti sane, senza ferite, con ben disposta ramificazione". Per ottenere questi risultati si deve prestare attenzione a scegliere una terra ed un clima adatti. I due elementi sono tra loro connessi e, come dice il Verri, il posto migliore dove piantare una vite è dove prosperano il fico, il mandorlo ed il pesco.

L’autore si inoltra poi a disquisire su come fare le nuove piantagioni, sulla fertilizzazione del terreno e sul taglio che va fatto in ogni stagione sia usando le mani ("scacchiare" lo definisce il Verri) sia con gli utensili più adatti allo scopo.

Le stesse considerazioni fatte per la scelta del terreno vengono riprese per quel che riguarda il momento della vinificazione. A parità di vite, infatti, l’uva cresce e matura in modo diverso a seconda della "latitudine" a cui viene coltivata. L’autore sostiene, infatti, che le medesime piante, con un clima, un suolo, un’esposizione al sole differenti, forniranno qualità altrettanto differenti di vino.

La vendemmia è il momento più importante in tutta l’annata vinicola. Il Verri lo sapeva bene, tanto da proporre di tornare alle buone usanze dei tempi antichi quando erano le autorità locali a decidere il momento della raccolta. L’uva veniva giudicata pronta se il grappolo aveva il gambo di colore scuro, se pendeva adeguatamente, se la "pelle del grano", cioè del chicco, era lucida, se i chicchi si staccavano con facilità.
"Non si deve vendemmiare che in tempo secco e buono" e lo si deve fare solo usando le forbici e non il falcetto.



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