Museo Civico "Carlo Verri" Biassono
Un centauro biassonese
Fabrizio Pirovano
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IL RISCATTO

Nel 1996, con una gran voglia di riscatto e per dimostrare a tutti che non ero ancora finito, mi sono presentato al via del Campionato Intercontinentale classe 600 Supersport. In sella alla Ducati Ufficiale del Team Alstare, mi sono aggiudicato, a 36 anni, il titolo chiudendo la stagione con sei successi, tre secondi ed un sesto posto. Dedico questo titolo interamente a mio padre, mio tifoso numero uno, senza il suo sostegno non ce l’avrei mai fatta.
Nel 1997 ho preso di nuovo parte al Campionato 600 Supersport sempre con il Team Alstare, ma purtroppo abbiamo avuto una stagione nera. Sono caduto due volte (Misano e Donington) procurandomi trauma cranico, frattura trimalleolare del piede destro e altre fratture al piede sinistro. Inoltre sei problemi meccanici nel corso della stagione mi hanno tolto dalla lotta relegandomi in ottava posizione.
Così l’anno dopo abbiamo deciso di traslocare alla Suzuki. Una fuga piena di insidie: una moto esordiente, mai vittoriosa l’anno precedente, e gomme Dunlop che nessuna squadra ufficiale ha mai utilizzato nel Mondiale 600. Ma io ed il mio Team abbiamo visto giusto. Dopo un duro lavoro invernale per sviluppare la GSX-R abbiamo vinto cinque gare su nove, vincendo il titolo Mondiale con una prova d’anticipo.
Devo questo successo a Francesco Batta. Da quando sono con lui e con tutta la squadra Alstare ho iniziato a stare veramente bene in tutti i sensi. Ho finalmente trovato nella mia carriera la persona giusta che mi ha saputo capire e mi ha aiutato a crescere. Francesco Batta è una persona che sa darti tranquillità e la carica necessaria per vincere. Mi ritengo molto fortunato di averlo incontrato, perché è una persona veramente speciale e penso che il legame che si è instaurato tra noi sia più unico che raro.


OGGI

Nel 1999 e nel 2000 abbiamo sempre partecipato al Mondiale 600, ma purtroppo sono stati due anni molto sfortunati per me, sia a livello fisico (varie fratture) che tecnico. Ho concluso settimo nel 1999 e nono nel 2000.
Nel 2001 la Suzuki ha deciso di sostituirmi con Fujiwara. Con l’appoggio della Suzuki Italia ed un aiuto del Team Alstare e Corona, ho comunque preso parte al Mondiale 600 Supersport con il Team italiano DMR. Seppure non fossimo un Team ufficiale abbiamo ottenuto il 10° posto nella classifica finale, secondi con le Suzuki.

Da quest’anno, vedo le gare dalla pit lane. E’ logico che ci sia del dispiacere: passare da una parte all’altra del guard rail non è facile. Nonostante i miei 42 anni, inizialmente ero ancora intenzionato a correre. Sapevo e so tuttora che potevo far bene. L’anno scorso ho avuto a disposizione un mezzo nuovo che andava corretto ed affinato. Dalla metà di agosto mi avevano dato un nuovo tipo di ammortizzatore e lo sviluppo è progredito. So che la Suzuki quest’anno potrà andare solo meglio.
Nel nostro lavoro arriva per tutti il momento di smettere. Così, dopo le ripetute offerte di Francesco Batta, mi sono detto: "Tante soddisfazioni te le sei tolte, non devi più dimostrare niente a nessuno". L’opportunità che mi veniva offerta era troppo allettante: restavo nel giro e continuavo a lavorare con lui. Una soluzione migliore non sarebbe stata possibile.
Ho quindi deciso di continuare la collaborazione con il Team Alstare e con la Suzuki Italia in vesti sicuramente diverse da quelle ricoperte finora. Gestisco la squadra Superstock, che scende in pista con Iannuzzo e Romanelli.
Ho delle funzioni organizzative: devo occuparmi della gestione sportiva e tecnica. Questo non rappresenta per me un problema avendo avuto per anni il mio Team e avendo alle spalle Francesco e tutta la struttura Alstare.

Il compito che preferisco è seguire direttamente i piloti. Per me è un’esperienza nuova (ad eccezione della parentesi Meregalli), e spero tanto di riuscire ad aiutarli a crescere.
Il mio consiglio per entrambi è di stare con i piedi per terra e fare dei risultati senza montarsi la testa. Ho visto troppi talenti sprecati. Vorrei crescere dei piloti veri, come quelli di una volta che non pensano solo alle sponsorizzazioni ma che quando escono dai box entrano nei garage di casa a trafficare su moto e motori.
Vorrei trasmettere loro la passione pura che ha sempre animato anche me. Per riuscire a farli diventare dei campioni devo fare loro assimilare il concetto che la moto è fatica, sempre e comunque.


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