Museo Civico "Carlo Verri" Biassono
La vite e il vino in Brianza dai celti al D.O.C.

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LA PIÙ ANTICA VIGNA IN BIASSONO

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Dipinto settecentesco raffigurante l’arcivescovo Ansperto da Biassono, con iscrizione “878 Anspertvs sive Arbutio de Confaloner. Archiepis.Mediol.”,

Oratorio della Rovella in Agliate di Carate Brianza, costruito da Luigia Verri, figlia del conte Pietro, vedova di Giuseppe Confalonieri discendente dalla famiglia di Ansperto da Biassono.
Tra le più antiche vigne brianzole sono quelle in Biassono citate in un testamento dell’arcivescovo di Milano Ansperto da Biassono, redatto nell’879. In esso l’arcivescovo dispone di molti fondi, situati in luoghi diversi, in favore di Ariprando diacono e di altri suoi nipoti.

"Ego Anspertus archiepiscopus sancte mediolanensis ecclesia et filius bone memorie Albucii de Blassono qui vixit lege langobardorum presene presentibus dixi..... Et abeat ipse Ariprandus diaconus post meum obitum ... petia una de vites in eodem fundo de Blassono locus ubi nominatur Cenacello da parte mane juxta vinea ipsius Ariprandi diaconi tantum per mensura juxta juge legittima una Relicum quod ex ipsa vinea remanserit in jam dictum senedochium meum persistat sicut et illis rebus meis . inibi a me concessis...."

“Io Ansperto, arcivescovo della santa chiesa milanese, figlio di Albuzio da Biassono di buona memoria che visse sotto la legge longobarda, alla presenza dei testimoni dissi: .... e alla mia morte andrà allo stesso diacono Ariprando ... un appezzamento con viti nello stesso fondo di Biassono nel luogo che si chiama Cenacello vicino alla vigna dello stesso diacono ... etc.”

La vigna di Cenacello, è dunque il nome più antico finora conosciuto di una vigna biassonese.
Che tipo di vino avrà bevuto Ansperto? Il Rosso di Cenacello? Quale possibile etimologia si nasconde in questo nome che ci viene dal passato? Simpaticamente si potrebbe accostare a cena e cenacŭlum: un vino perfetto per la cena del padrone o per i riti del culto cristiano.

Ci dobbiamo chiedere cosa rappresentasse il vino e che ruolo avesse nella società medievale. Il vino aveva molteplici funzioni che ne facevano un prodotto di consumo di prima necessità: “Oltre all’uso alimentare vanno inoltre considerati almeno altri due aspetti del consumo di vino: quello liturgico e quello terapeutico. È nota l’importanza del vino nel culto cristiano: senza di esso era impossibile celebrare la messa, e perfino somministrare la comunione ai fedeli, fino a quando, verso il secolo XIII, il calice non venne riservato – nella chiesa dell’occidente - al prete officiante.”
Il valore sacrale del vino non era, del resto, esclusivo della tradizione cristiana: anche i culti pagani, rimasti profondamente radicati nella cultura popolare, ne facevano ampio uso in bevute rituali.

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Un fittavolo rinnova il suo giuramento di lealtà al suo signore. Alle sue spalle una pianta di vite.
(da Sachspiegel)
Un patto era siglato da una coppa di vino ed il brindisi di oggi ha una tradizione simile, sacrale ed augurale.
Quanto al valore terapeutico del vino, si tratta di una “virtù” unanimemente ammessa. La medicina medievale – basti pensare al Regimen Sanitatis della Scuola Salernitana – ne faceva ampio uso come base per la preparazione di molti farmaci. Ma farmaco era, in un certo senso, il vino stesso, che per il suo contenuto in alcool era una bevanda igienicamente sana e funzionava da antisettico. Il vino quindi era indispensabile, puro o diluito, nei luoghi in cui si aveva solo acqua di pozzo o di cisterna, che facilmente era inquinata, specie d’estate. Non solo: con il vino si produceva l’aceto, indispensabile per sterilizzare qualsiasi liquido e per la conservazione di innumerevoli prodotti alimentari.

I grandi proprietari, laici o ecclesiastici che fossero – tra questi annoveriamo gli Albucii di cui Ansperto da Biassono fu un importantissimo rappresentante – facevano coltivare la vite ovunque nei loro possessi, sia nelle parti gestite direttamente, sia nei poderi affittati a coloni.
Non di rado i patti colonici, nelle chartae più tarde, rivelano il particolare interesse portato a questa coltura dai proprietari, che ne favorivano l’impianto, agevolando i contadini nel pagamento del canone, con generalmente la terza parte del vino prodotto.


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20046 - Biassono (MI)
tel./FAX 0392201077 cel. 3343422482
e-mail info@museobiassono.it.
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