Museo Civico "Carlo Verri" Biassono
Le Cinque Giornate di Milano: dalla "Sommissione" all'Unità

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LA CONSAPEVOLEZZA DI ESSERE ITALIANI

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Vessillo militare dei cacciatori a cavallo.
Era il 1814 quando scomparve dall’orizzonte la stella di Napoleone, un personaggio che aveva suscitato nei milanesi molto odio e anche entusiasmo. Napoleone fu inviso alla nobiltà ma nelle classi medie e intellettuali ebbe il merito di risvegliare o suscitare sentimenti patriottici di italianità.
Migliaia di Lombardi uniti a tanti altri uomini provenienti da molte regioni d’Italia, dalle Alpi al Napoletano, si ritrovarono a combattere e morire nell’armata del Regno d’Italia  comportandosi con eroismo nelle tante battaglie napoleoniche.  L’armata italiana combatteva sotto la bandiera tricolore, bianca, rossa e verde. Questa restò nell’immaginario il simbolo dell’unione.
L’Austria che possedeva solamente il Ducato di Milano, compreso tra l’Adda e il Ticino,  dopo il Congresso  di Vienna aggiunse la Valtellina e il Veneto e così ebbe il regno Lombardo-Veneto.
Appena l’Austria prese il potere fece immediatamente comprendere  che non c’era nessuna intenzione di  concedere libertà civili e che considerava l’Italia una mera espressione geografica.

Devono i Lombardi dimenticare d’essere italiani ne le province italiane potersi considerare unite fra loro da altro vincolo che quello dell’obbedienza all’autorità imperiale.

Ciò era quanto voleva l’imperatore d’Austria  e il suo ministro Metternich che aggiungeva: l’Imperatore vuol spegnere lo spirito di riunione italiana e le idee di costituzione; perciò non ha preso, né prenderà il nome di Re d’Italia. Gli austriaci imposero un sistema poliziesco e repressivo che suscitò forti reazioni tanto che si formarono diverse associazioni segrete anelanti la libertà dall’oppressore.
Sono a tutti note le vicende tristi di Pellico e Maroncelli che per un ideale finirono prigionieri nella tetra fortezza dello Spielberg in Moravia.
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Arresto di Federico Confalonieri.

Il nostro Federico Confalonieri alla caduta di Napoleone si battè per ottenere per Milano l’indipendenza. Si recò in Inghilterra a perorare la causa milanese senza ottenere nulla. In seguito, pur non facendo parte della Carboneria, fu favorevole ad un colpo di mano piemontese, arrestato il 13 dicembre 1821 fu prima condannato a morte (9 ottobre 1823) poi ebbe la pena commutata in ergastolo a vita. Rimase per lunghi anni allo Spielberg. Leggete queste tristi parole che descrivono lo sconforto nell’apprendere di una condanna a vita:

Inizialmente la cella non era stata per lui che la caverna dove il fuggiasco si nasconde, pronto a riprendere il cammino della libertà al primo favorevole cenno delle stelle. Ora sapeva che lì avrebbe dovuto vivere per sempre, che quella era, d’ora innanzi, la sua casa e la sua tomba, sulla quale si era posata una pietra che nessuno avrebbe potuto più sollevare.

Morto nel 1835 l’imperatore Francesco I il figlio Ferdinando I graziò Federico Confalonieri facendolo deportare in America. Federico dovette impegnarsi a non rientrare nei domini austriaci sotto pena di ritornare allo Spielberg. Rientrato in Europa nel 1837 visse in esilio tra Francia, Belgio e Svizzera. Morì nel 1846 e fu sepolto accanto alla moglie Teresa nel mausoleo Casati Stampa di Soncino nel cimitero di Muggiò.



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