Museo Civico "Carlo Verri" Biassono
Trine pizzi tombolo e merletti di Brianza

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Elenco mostrePizzo a tombolo

Vetrina con pizzi al tomboloSi intende come merletto un velo o tessuto a punti radi, a nodi o a intrecci di tipo vario. Altri termini, praticamente sinonimi, sono trina (derivato dai "tre fili", usati secondo certe tecniche di produzione dei merletti) o pizzo (inteso come "punta" o "estremità" di un tessuto).
La lavorazione può essere ad uncinetto, realizzata senza supporti con un ago a testa uncinata adatta ad annodare un singolo filo. Il punto che se ne ottiene è definito punto a catenella. Si producono anche lavori di notevole respiro, ma soprattutto fasce, bordi ecc., da cucire a stoffe. Gli uncinetti sono di diverse materie (avorio, osso, metallo, legno) e dimensioni a seconda del tipo di pizzo che si desidera produrre.
Più elaborata è la trina di punto, eseguita con un solo filo e un ago su un fondo di pergamena o carta, con il disegno.
Ancora più complessa e raffinata è la tecnica del merletto ad ago, con un solo filo ed un solo ago, con una sequenza di asole che servono da base per ulteriori occhielli, fino a disegni di grande complessità. La tecnica, nata in oriente, ebbe grande fortuna a Venezia.
Vi è poi la trina ricamata o ricamo, eseguita, come quella di punto, su fondo di stoffa, su cui è disegnato il modello da seguire. Si lavora con un solo ago, che viene portato ad attraversare la stoffa (che viene "punta" da cui "punto"), con punti più o meno radi, trascinando il filo infilato nella "cruna". Per ricami di piccole dimensioni si lavora su telaio a cerchio, il tamburello, bloccato da un anello esterno per tener tesa la stoffa, sulla quale è disegnato il modello. Lavori di maggiori dimensioni vengono eseguiti su sezioni separate della stoffa, oppure su telai di tipo diverso e più complesso (come quello "a stagge", elementi paralleli rettilinei in legno con fettucce in stoffa sulle quali viene cucita la stoffa da decorare con il ricamo, che così viene tenuta tesa). I tipi di punto usati nel ricamo sono infiniti: tra i più noti, quelli denominati broccatello, catenella, croce, piatto, erba, frangiato, nodini, ombra, passato, pieno, Rodi.
Si ha infine la tecnica a tombolo, che produce il pizzo a tombolo e che è la più complessa. Essa è nota dal XVIII secolo. Si utilizza il tombolo, caratteristico cuscino cilindrico imbottito di stoffa (se di piccole dimensioni è "da viaggio"). Su questo viene fissato il modello in carta, sul quale vengono puntati gli spilli che individuano i nodi di base del disegno. Su questi punti vengono fissati, fino alla capocchia, gli spilli, sui quali vengono legati i nodi che servono per sviluppare il lavoro. Questo è quindi eseguito intrecciando una molteplicità di fili, a coppie, per ogni spillo, che possono essere di vari colori, tenuti distinti in quanto legati ai caratteristici fuselli (piccoli fusi) in legno. Muovendo i fuselli si organizza un disegno ad intreccio di nodi. Avvolta su ogni fuso è la scorta di filo necessaria fino al termine del lavoro. Famosi sono i pizzi a tombolo di Burano, cittadina su un'isola nella laguna veneta.
Per pizzi, merletti, trine si usa filo di ogni tipo, lino, seta, lana ma soprattutto cotone. Non mancano lavori con filato misto con fili in argento o oro. Il filo in oro è usato con il broccato, tessuto ricamato di grande lusso, ritrovato anche nelle tombe longobarde (come a Trezzo d'Adda).
Le frange delle stoffe vengono create annodando le estremità di due o più fili dell'ordito, che così viene bloccato. E' il macramè, usato per copriletti, asciugamani, tende, tappeti ecc.

La tecnica del pizzo o merletto è molto antica e fu legata sempre alla moda. Ebbe quindi grande fortuna in epoche, come quella rinascimentale e barocca (XVI-XVIII secolo) e in mondi, come la Francia, nei quali i vestiti femminili e maschili erano particolarmente sontuosi e decorati.
Particolarmente comune fu sempre l'uso dei pizzi e merletti in ambito ecclesiastico, sia per le vesti liturgiche, che per quelle cerimoniali dei fedeli (corredi per neonati o vesti da sposa), che per gli addobbi di altare (tovaglie, copri-calici, tovaglioli ecc.). Con queste funzioni hanno ancora oggi un uso corrente.
Nell'Ottocento la lavorazione del pizzo rimase una attività economica molto importante. Essa veniva eseguita a "cottimo" in casa (presso le "merlettaie"), per la vendita o per la dote delle fanciulle (ma ciascuna solitamente produceva il proprio "corredo"). Essa rappresenta un'attività "virtuosa", adatta alle fanciulle timorate e alle madri di famiglia, anche nei ceti sociali elevati.
Subisce, in seguito ai cambiamenti della moda, una crisi nel Novecento, resistendo solo in ambienti rurali appartati.
In Brianza la tradizione del ricamo prima e del tombolo poi venne salvata in molti centri, ma soprattutto a Cantù. A Biassono, dopo la seconda guerra mondiale, venne aperta una vera e propria scuola (per volere di Suor Alceste) per le fanciulle, presso l'oratorio. Si formarono così abilissime "merlettaie" o "ricamatrici" al tombolo, alcune ancora oggi in attività, con molte altre scuole aperte in vari paesi.

Gli oggetti presentati sono quasi tutti moderni, cioè del XX secolo. Alcuni però, giunti al Museo come doni di cittadini della Brianza, posso anche essere più antichi, almeno della fine dell'800.

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