Museo Civico "Carlo Verri" Biassono
Le "prime donne" nell'arte
Magdalena de Pas
"sculptrix celeberrima"
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ISABELLA PICCINI (VENEZIA, 1644-1735?)


Occhietto, Sacra Bibbia, Venetiss, Apud Nicolaum Pezzana, 1720
Nata in una famiglia di incisori, Isabella Piccini, al secolo Elisabetta, a ventidue anni si fece monaca ed entrò nel convento francescano di Santa Croce a Venezia, del quale divenne vicaria dal 1718 al 1724. Trascorse la sua lunga vita chiusa in questo luogo, incidendo al bulino e all'acquaforte rami grandi e piccoli e contribuendo con il suo lavoro al mantenimento del convento.
Dalla corrispondenza che questa "monaca scultora"ebbe con gli editori Remondini, per i quali incideva, si delinea l'immagine di un'artista sempre indaffarata, molto attenta nel lavoro, diligente nelle consegne e modesta nelle richieste.
Le sue incisioni, che la resero nota ai contemporanei, ebbero quasi sempre per soggetti personaggi ed episodi sacri e vennero impiegate soprattutto per Breviari, Messali, Libri di disciplina ascetica, Vite di Santi. Eseguì anche ritratti e illustrazioni per libri di poesia (per esempio la Gerusalemme liberata del 1683), di filosofia e sull'arte di allevare i cavalli.
Certamente nella scelta dei soggetti e nella loro esecuzione non fu innovativa ma seguì e assecondò i gusti della sua epoca e piacque molto a editori, prelati e privati. La critica dell'Ottocento non la risparmiò e giudicò la sua arte molto severamente. Il De Angelis di lei scrisse che fece "cose degnissime della cristiana venerazione, ma nulla ammirabili pell'arte" (Notizie storiche degli intagliatori, XIII, 1814, p. 116). Interessò, comunque, e interessa anche ora, l'immagine decisamente curiosa, di questa donna, religiosa e artista nello stesso tempo.

Santa Barbara

La Santa, che dal XV secolo divenne protettrice degli artiglieri, è rappresentata con un libro e spada in mano, mentre dall'alto un angelo scende a incoronarla. Sullo sfondo si vede una torre, nella quale, secondo la tradizione, la Santa sarebbe stata rinchiusa per punizione dal padre. Ai suoi piedi è posto un cannone, che probabilmente allude al fragore che accompagnò il fulmine dal quale venne bruciato il padre della Santa, colpevole di aver decapitato la figlia. Le spoglie di Barbara, vissuta nel III o nel IV secolo d.C., vennero portate dall'Egitto a Costantinopoli e, infine, a Venezia, nel secolo XI.
Se la figura della Santa è abbastanza convenzionale e non è priva di qualche incertezza, di maggiore interesse è il ricco fregio che incornicia la scena e che deriva, quanto a tipologia, dai manoscritti miniati rinascimentali italiani: in esso figurano, entro medaglioni, il leone di Venezia, alcune città e una scena di assalto a una fortezza non identificabile. Alcune località sono note, altre, purtroppo, non lo sono: la città di Malvasia è l'attuale Monembasia, che si trova nel Peloponneso meridionale, in Grecia; il Canale di Cattaro è sulle coste dalmate, come Castelnuovo, l'attuale Hercegnovi; Valona è in Albania. Si tratta evidentemente di episodi di storia veneziana.


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Santa Barbara vergine e martire.
Rame inciso a bulino e ad acquaforte
In basso a destra: Suor Isabella Piccini Scolpì.
Dimensione: mm 317x480; ritagliato
Collocazione: Milano, Civica Raccolta delle Stampe "Achille Bertarelli"


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