Museo Civico "Carlo Verri" Biassono
La vite e il vino in Brianza dai celti al D.O.C.

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IL "CRODELLO" - VINO PRINCIPE IN BRIANZA

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Scorrendo documenti antichi e i tanti scritti di carattere etnografico pubblicati in Brianza, dal Vimercatese al Monte di Brianza, notiamo che ricorre la denominazione di "Crodello" per indicare il primo vino, il migliore, quello che veniva spillato dal tino dopo la prima fermentazione.

Nel tino, dopo la pigiatura, il mosto entrava in fermentazione tumultuosa, con le vinacce che andavano follate cioè sommerse continuamente. Alla fine sul fondo si addensavano le impurità, le fecce, mentre alla superficie si addensavano le vinacce, la parte centrale era costituita dal mosto migliore che veniva spillato attraverso un foro posto lateralmente.

Nel Vimercatese a Oreno questo vino era detto Crüdé, a Biassono troviamo in un documento del 1650 vino Crevello rosso (Riportato in fondo al testo), a Montevecchia è il Crüel simile al Cruèl di Galbiate.

Il nome non indica una qualità di vino ma il vino migliore, quello che veniva cavato dal tino, senza mischiarlo alle fecce o al torchiato, con qualsiasi uva esso fosse prodotto.
Le qualità dei vitigni utilizzati erano molte e non tutte adatte al clima della Brianza.
Tra le diverse pubblicazioni citiamo la "Relazione intorno all’operato della commissione ordinatrice dell’esposizione di uve" tenuta il 2 e 3 ottobre 1876 presso il Collegio Alessandro Manzoni di Merate, stampata a cura del Consorzio Agrario Brianteo.
Questa commissione fece le analisi sulle uve determinando il contenuto di glucosio e l’acidità, giungendo a indicare le uve migliori da impiegare in Brianza.

I vitigni coltivati erano molti: ananas nera, barbasina, barbera nera, barzamino nera, bonarda nera, bordeaux, borgogna o borgognino nera, botascera o marcellana, bressana nera, bressanina, brugnola, cagna nera, casca, caschetta, chasselas, corbera, corberone, cornetta, greco, grignolò detta uva del prete o anche moncucco, guarnazza, inzaga, inzaghetta, lambrusca, malvasia, mensile, merera, mornera, moscato, moscato di Cipro, nebbiola, negrera, pezzè, pignola, pinot, piona, rosa, rossera, spagna, teinturier, tokai, trebbiano, uvatico, uvetta o vespolina, uvone, vernaccia e zibettone.
La commissione in base ai risultati delle analisi concluse consigliando di abbandonare la maggior parte dei vitigni sino allora utilizzati, che davano scarsi risultati, e incrementare la propagazione di alcune varietà quali la cornetta, la barbera, l’uvetta, la malvasia e la barbasina.
Non conosciamo i risultati di queste raccomandazioni, ma sappiamo che pochi decenni, dopo l’aggressione della fillossera, tutti questi sforzi tesi a migliorare la qualità delle uve e dei vini in Brianza furono vanificati e resi inutili.


1650 marzo 18, affitto da Monastero di San Martino in Monza a Gerardo Erba. ASMi, Religione, 2665

 
 
“Gerardo Herba habitante in S.to Andrea nel Comm.e di Biason Pie di Desio promette a piliare affitto a biada li Benni della molte Ill.me et molte Red.e Monache del Monastero di s.to Martino di Monza qual benni sono la Casina chiamata el s.to Andrea de pertiche in piu pezi cioe vigna campagna bosci per anni nove a venire cominciando alli 11 novembre 1649 prosimo pasato inanti qual promette a pagare per fitto di detti beni moggia cinquanta formento et moggia sette segale et moggia cinque milio netto cribiato e condotto a Monza nel Monastero di s.to Martino ogni anno et la netta a brocha d'ogni sorte di frutti et appenditij moggia uno legumi cioe' piseri lenticie farro fatto et horzi fatto cioe scorsato per far minestra, et di piu pagara stara doi fatta che tra tutte sarano stara dieci in tutto per li legumi et di piu pagara ogni anno donzene deciotto ovi di galina et di piu pagara ogni anno parra undeci caponi bonni et di piu pagara ogni anno parra trentacinque picioni di colombara et di piu pagara ogni anno coppi 500 ogni anno per il fitto della fornaze e.it.. cocara in d.a fornaze et quellanno che non coca .......... pagare ..... et di piu pagara ogni anno brenta una di vino crevello rosso e cavagna una perri belli e boni et cavagna quatre marene per far secare et cavagne una di pommi delli piu belli et bonni che in ... ebre d.e monache li lasiano poi al masaro. Tutto il resto per lui, de tratti ecetto l uva pero e passara un e mez mogio di noce bone tutte et seche ogni anno tutti li anni et dara ogni anno alle Red. Monache la metta del l'uva conduta a Monza nel monastero et detto Herba si obliga a ingrassare et tenir refilata li filli de vitti dove manchano et dove macharanno in detta posessione a sue spese proprie et le red. Monache li lasciano la folia de moroni di goder in locho et scontro? per ingrasar le dette vitte con consegnarle poi in fine della presente investitura alevate instagiate ben impalate.”
 
 



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