Museo Civico "Carlo Verri" Biassono
La vita quotidiana in Palestina all'epoca di Erode il grande

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LA TAVOLA - Vetrina 3

Come in tutte le società evolute le festività e le ricorrenze, specie se famigliari, come i matrimoni, gli anniversari, l’accoglienza degli ospiti, i funerali ecc., avevano un momento molto importante che si svolgeva a tavola. Ne abbiamo una vivida immagine, per il tempo di Cristo, in ambiente giudaico, nella descrizione evangelica delle nozze di Cana:
"E il terzo giorno si celebrarono nozze in Cana di Galilea, e c’era la madre di Gesù; e fu invitato anche Gesù con i suoi discepoli" (Giovanni).

Sul tavolo di Cana non erano certamente i ricchi servizi di piatti e bicchieri e le posaterie che i pittori in due millenni di rappresentazioni vollero immaginare: i commensali non dovevano essere trattati in termini fastosi, ma dovevano comunque godere di un’accoglienza che proponeva il massimo possibile per la famiglia che celebrava le nozze.

Così ben difficilmente si dovevano avere bicchieri, boccali e brocche in metallo prezioso, certamente presenti sulla tavola dei principi ma rari su quella dei privati cittadini, che dovevano usarli più come soprammobili che come strumenti per versare e bere. Dovevano però esserci bicchieri, boccali e brocche in vetro, di solito tenuti riposti e al sicuro e fatti uscire dagli armadi nelle grandi occasioni. Di grande bellezza e fragilità, più facilmente usati per gli unguenti, i cosmetici, i contenuti in qualche modo preziosi, dovevano essere molto costosi ed usati con grande prudenza.
Sul tavolo poi dovevano essere gran numero di ciotole, piatti, piattini. Soprattutto questi ultimi dovevano essere numerosi, con un tipo di cucina simile a quella araba di oggi, che diversifica molto le portate, con assaggi di ogni tipo, adatti a tutti i gusti, portati tutti a piccole dosi e che rimangono in tavola fino all’ultimo.

Quasi assenti dovevano essere le posate, ad accezione dei cucchiai (che potevano essere di tutti i materiali: alcuni sono addirittura in vetro). Il cibo doveva essere portato in tavola già sminuzzato, oppure doveva essere portato alla bocca con le mani, come ancora oggi in tutto l’oriente.

Allora, come oggi, le pietanze erano accompagnate dal pane, che era la base di ogni alimentazione e che aveva assunto (come vediamo ancora nei riti cristiani) un fortissimo valore simbolico e dal vino. Questo era conservato in anfore e altri grandi recipienti, certo tenuti al fresco nelle cantine, e doveva essere versato nelle brocche sulla tavola man mano che veniva consumato. I commensali erano molto sensibili alla qualità del vino, come sappiamo anche dal racconto evangelico: il vino del miracolo di Cana è migliore di quello - certamente ottimo - che era stato servito dal padrone di casa e gli invitati lo capiscono subito. I pranzi dovevano essere lunghi, con innumerevoli portate, con pause e attese, sia per ritrovare la forza per ricominciare a mangiare che per conversare. Doveva esserci quindi spesso anche qualche forma di intrattenimento che allietasse gli ospiti. Come avviene ancora oggi in molte società nei pranzi cerimoniali. Possiamo immaginare che vi fossero danze, dei commensali o di danzatori pagati per questo, e - soprattutto - musiche, per accompagnare le danze o per creare un sottofondo musicale alla conversazione degli ospiti. La musica doveva utilizzare gli strumenti del tempo, a corda (il mondo giudaico amava molto l’arpa), a fiato (flauti e altri strumenti, diffusi nel mondo greco e romano), a percussione. Tra questi, per accompagnare la danza soprattutto, erano frequenti i campanelli e i cimbali, specie di piccoli dischi metallici cavi (ma sono in tutti i materiali), che venivano fatti risuonare tenendoli applicati alle dita (un po’ come le nacchere oggi) o facendoli scorrere su un filo metallico, con un supporto che permetteva di agitarli a ritmo (un po’ come i campanelli dei tamburelli di oggi). Nella nostra ideale ricostruzione delle nozze di Cana abbiamo voluto presentarne due, ancora perfettamente funzionanti.

ScriveteciMuseo Civico "Carlo Verri"
via san Martino, 1
20046 - Biassono (MI)
tel./FAX 0392201077 cel. 3343422482
e-mail info@museobiassono.it
Prima edizione: 21 dicembre 1996
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