Museo Civico "Carlo Verri" Biassono
Il pane: ieri e oggi

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IL PANE IERI E OGGI


 
Guardando il pane sulla nostra tavola il pensiero segue il suo percorso dall'origine e tornano alla mente le immagini dell'uomo con l'aratro tirato dal cavallo e dall'asino (i tradizionali buoi in Brianza non erano impiegati), del contadino che sparge a mano il seme nel terreno, della distesa dorata delle messi, del falciatore che miete a mano, della battuta a mano delle spighe, dei mulini ad acqua, dei forni a legna. Chi conosce e rispetta il lavoro sa della somma di fatiche da cui risulta, sa del suo lievitare e delle sue mutazioni da seme dentro la terra a spiga che svetta sul campo a ricchezza della madia. Sa quante braccia di contadino e di donna lo hanno impastato con sudore e acqua, con quel tanto di sale che è sapienza dei secoli e sapore in bocca, per la mediazione del fuoco.

Ora tutti questi lavori sono considerati mestieri antichi e sorpassati. Son lontani i tempi in cui nomi come Molinari, Fornari, Bottari, Fabbri, Muratori si riferivano a famiglie in cui il mestiere si tramandava di padre in figlio.
La vera saggezza popolare, quella che sa guardare lontano, al di sopra delle mode, aveva detto: "impara l'arte e mettila da parte" e un proverbio milanese dice: "un mestiere è un granaio" che non lascia mai a pancia vuota.
Con l'industrializzazione prevale la pessima pedagogia piccolo borghese della madre e del padre che minacciano il ragazzo svogliato con la frase: "Stai attento perché se fai male a scuola ti mando a imparare un mestiere". Segue l'ansiosa ricerca di un posto di burocrate per la propria creatura che non deve sporcarsi le mani.

 

Alla radice di tutti gli antichi mestieri ci sono quelli di chi lavora la terra per il pane. Non a caso le immagini del seminatore riempiono di senso le metafore della Bibbia. Si lavora per produrre pane, si inventano mestieri per avere il pane. Il pane incorpora oggi una minore quantità di sacrificio, ora che il lavoro dell'uomo che guida i buoi e l'aratro per aprire la terra al seme è compiuto in gran parte da una macchina, ora che la fatica e il gesto largo del seminatore sono a loro volta sostituiti da una macchina, ora che il sudore, la schiena e l'ansia del falciatore hanno trovato il loro sostituto meccanico.
E così, il peso del sacco di grano non pesa più sulle spalle del mugnaio. Le macchine hanno liberato l'uomo di molte fatiche per il pane. Ma oggi come diecimila anni fa, quando forse fu inventato, il pane incorpora il sole e la pioggia, i sali della terra feconda, l'acqua, il lavoro dell'uomo e lo spirito del Creatore. Cosicché mangiando di questo cibo ogni giorno rinnova il suo legame con il Cielo. Come riporta Giovanni "Io sono il pane disceso dal Cielo... Chi mangia di questo pane vivrà in eterno".



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